Intervista a Pablo Volta

Pablo Volta

Il Maestro della fotografia

Pablo Volta, conquistato dalla Sardegna, le ha dedicato gran parte della sua carriera e nel 1987 ha scelto di stabilirsi a San Sperate. Sardo d´adozione, italo-argentino, classe 1926. Chi ammira le sue foto percepisce immediatamente la discrezione con cui i suoi scatti riescono a cogliere gli attimi e i particolari piu´ singolari dei suoi soggetti.

Il primo incontro con lui è stato fortuito, meditavo da tempo di incontrarlo per una intervista. Il 9 ottobre 2007 mi trovavo a casa di Pinuccio Sciola, quando ha fatto ingresso un anziano Signore dal fare sorprendentemente cordiale e pacato: “Buonasera sono Pablo Volta” dice rivolgendosi a me. Penso di essere rimasta qualche secondo in silenzio, attonita.
“Buonasera Sig. Volta, è un grande piacere conoscerla, speravo di poterla incontrare, ed eccola qui”.
Sig. Volta sarebbe disposto a rilasciarmi un´intervista? “Si certamente, sono disponibile” risponde lui, domandandomi solo successivamente di cosa mi occupassi…
Il giorno seguente ci siamo incontrati come previsto nella casa di Pinuccio Sciola, e dopo una beve presentazione, gli ho domandato:
Come nacque la sua passione per la fotografia? “La mia prima macchina fotografica la ottenni per delle stecche di sigarette americane e del latte condensato, a Berlino, mi trovavo li dopo la guerra, mio padre era corrispondente del “Corriere della Sera”. Nel 1949 ho frequentato un corso di fotografia di Elementary Photography organizzato dall´esercito di occupazione americano”.
E in quale occasione ha conosciuto la Sardegna? “Venni in Sardegna la prima volta nel dicembre 1954, in Barbagia, feci delle foto di Orgosolo per l´inchiesta la Cagnetta, sul banditismo. Servivano per la pubblicazione di un libro, ma il libro non si fece per questioni politiche che ne impedirono l´uscita. Il libro uscí qualche anno dopo in lingua francese” . La pubblicazione del libro avenne 1963 da Buchet-Chastel con il titolo Bandits d’Orgosolo.
Quali furono le sue impressioni sull´isola, la sua gente e le tradizioni? “Trovai un isola nell’isola, la Barbagia mi colpi´profondamente con il suo fascino arcaico, preistorico, davvero lontano dalla vita moderna di quegli anni, era come un´Odissea” commenta. “Nel 1957 fotografai il Carnevale di Mamoiada, era la prima volta che qualcuno se ne interessava”. Quel grande spettacolo di maschere, costumi e folklore lo affascino´ a tal punto da interessarsi sempre piu´alla cultura sarda. E “Sardegna come l´Odissea ” e´anche il titolo del suo ultimo libro, l´opera rappresenta un ritorno al passato che contiene 111 immagini realizzate tra il 1954 e il 1957 in Sardegna, soprattutto in barbagia. Un vero e proprio patrimonio per la storia sarda piu´recente. “Vivevo a Parigi, ma i miei viaggi in Sardegna si svolgevano frequentemente da quando nei primissimi anni ´70 iniziai a interessarmi al fenomeno del muralismo”. I primi murales che fotografo´furono quelli di di Nuoro e Orgosolo.”A Nuoro vidi per la prima volta un murales di Pinuccio, era la figura di un uomo che tra le mani teneva un grande piccone bianco, quel piccone bianco la notte illuminato dalla luna diveniva color argento” racconta.
Come conobbe San Sperate? “Avevo saputo che anche li c´erano i murales, e mi recai a fotografarli, oggi molti di quei murales non esistono neanche piú” Mi spiega che in quell´occasione conobbe Pinuccio, ogni volta che veniva in Sardegna era ospite nella sua casa, dormiva nella camera di suo figlio Tomaso. “Vede proprio quella stanza li di fronte” afferma indicandomela; dal salone in cui ci troviamo riusciamo scorgerla. Della Sardegna degli anni ´50 cosa è cambiato rispetto a quella di oggi? “La Sardegna di oggi ha perso tanto della sua autenticità,, solo all´interno nei piccoli paesi si trovano immutate e sapientemente conservate cultura e tradizioni. Suscitano in me un forte interesse, ho documentato con le mie foto soprattutto le feste paesane, ma anche i ritagli di semplice vita quotidiana. Con il passare del tempo ho sentito che nella gente non c´era piu´ la passione di una volta. Anche l´architettura de le costruzioni tipiche é stata deturpata. Poi un giorno, ho assistito casualmente ai preparativi per la festa di San Giovanni, e ho riscoperto nelle persone che lavoravano la dedizione e la partecipazione di una volta, cosi´ ho ricominciato a fotografare le feste”. (La chiesa di San Giovanni si trova nel centro Storico, nei pressi della sua casa di San Sperate, una antica costruzione in stile campidanese restaurata su direzione di un architetto esclusivo, suo figlio. Ndr).
Prima di salutarlo non posso fare a meno di domandargli: dopo tutti questi anni sente di appartenere alla Sardegna? “Sono 50 anni che la conosco, da 20 mi sono trasferito a San Sperate, so di non appartenere veramente alla Sardegna, ma in un certo senso si” “Un sardo d´adozione”, esordisco io. “Si un sardo d´adozione”. Ribadisce.
E´ stato un piacere intrattenere questa chiacchierata, sarebbe potuta durare ancora delle ore.
Grazie Pablo Volta.

Negli ultimi anni di attivitá ha collaborato con l´assessorato alla cultura della provincia di Cagliari, impegnato a documentare gli eventi piú tipici e le feste religiose.

Biografia

Pablo Volta nasce il 3 gennaio del 1926 a Buenos Aires da padre toscano, giornalista, e madre argentina, di origini italiane.
Nel 1932 quando e´ ancora bambino la famiglia si trasferisce in Italia, dove compie i suoi studi tra Roma, Torino, Lucca e Viareggio. Durante la guerra , tra il 1944 e il 1945 combatte con i partigiani sulle Alpi Apuane e partecipa alla liberazione di Modena.
Nel 1949 A Berlino, segue un corso di Elementary Photography, organizzato dall’esercito di occupazione americano.
Collabora diversi anni con il settimanale il Mondo. Nel 1954 Compie il primo viaggio in Sardegna, realizza le foto per ‘”Inchiesta su Orgosolo” di Franco Cagnetta. Nel 1957 Fotografa il Carnevale di Mamoiada.
Trasferitosi a Parigi fotografa innumerevoli scrittori ed artisti tra i più rappresentativi del XX secolo. Realizza documentari per la RAI-TV: uno sugli anarchici parigini alla fine dell’Ottocento sulle trasformazioni urbanistiche operate a Parigi, nel Secondo Impero, dal barone Haussmann.
Nel 1966 partecipa come giornalista al programma Cinq Colonnes à la une della televisione francese con una serie di trasmissioni sulla Sardegna.
Lavora per l´ufficio di corrispondenza delle Rai a Parigi. Nei primi anni ´70 richiamato dall´interesse per la Sardegna scopre il del fenomeno del muralismo. Le sue fotografie figureranno in una grande mostra sull’arte muraria nel mondo, a Caen, in Normandia, nel 1981 e negli anni seguenti gira l´Italia.
Nel 1987, per amore della Sardegna sceglie di stabilirsi nel “paese museo” di San Sperate.
Dopo una vita dedicata alla sua passione per la fotografia, si è spento il 28 luglio 2011 all’etá di 85 anni a causa di un male incurabile.